sabato 25 gennaio 2014

IL VANGELO DELLA DOMENICA

 Vangelo secondo Luca 19,1-10

Zaccheo

[1]Entrato in Gerico, attraversava la città. [2]Ed ecco un uomo di nome Zaccheo, capo dei pubblicani e ricco, [3]cercava di vedere quale fosse Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, poiché era piccolo di statura. [4]Allora corse avanti e, per poterlo vedere, salì su un sicomoro, poiché doveva passare di là. [5]Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: «Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua». [6]In fretta scese e lo accolse pieno di gioia. [7]Vedendo ciò, tutti mormoravano: «E' andato ad alloggiare da un peccatore!». [8]Ma Zaccheo, alzatosi, disse al Signore: «Ecco, Signore, io do la metà dei miei beni ai poveri; e se ho frodato qualcuno, restituisco quattro volte tanto». [9]Gesù gli rispose: «Oggi la salvezza è entrata in questa casa, perché anch'egli è figlio di Abramo; [10]il Figlio dell'uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto.
  
 
  Commento
 
 Il desiderio di Dio è incancellabile nel cuore dell'uomo. In fondo, anche il peccato, è un desiderio di Dio, ma deviato, errato, falso, bugiardo, menzognero. L'uomo aspira alla felicità, alla gioia, alla pace, alla ricomposizione di sé e pensa, sbagliandosi, che ciò che gli manca, possa venirgli dal concedersi ad ogni licenza di male, vizio, peccato.
È questo un errore di morte, frutto nell'uomo dell'invidia del diavolo, che lo tenta e gli fa cercare Dio là dove Dio non c'è, perché vi è solo la morte: "Hanno pensato così, ma si sono sbagliati; la loro malizia li ha accecati. Non conoscono i misteriosi segreti di Dio, non sperano ricompensa per la rettitudine né credono a un premio per una vita irreprensibile. Sì, Dio ha creato l'uomo per l'incorruttibilità, lo ha fatto immagine della propria natura. Ma per l'invidia del diavolo la morte è entrata nel mondo e ne fanno esperienza coloro che le appartengono" (Sap 2,21-24). Quando è vera la nostra ricerca di Dio e quando è falsa? Quando è santa e quando è peccaminosa?
Anche i farisei cercano Dio. Loro erano consacrati a questa ricerca. Si spacciavano per coloro che lo avevano trovato in modo assoluto, insuperabile. Oltre la loro scienza di Dio vi era solo l'essenza divina. Tra loro e Dio non vi era possibilità di alcuna mediazione. Loro stessi erano la scienza di Dio. Nessuna ricerca di Dio è vera, se l'uomo che cerca Dio non si lascia cercare da Lui. È questa la differenza sostanziale tra scienza di Dio e ignoranza di Lui, tra vera conoscenza e conoscenza falsa e menzognera. Tutti coloro che non si lasciano cercare da Dio sono falsi conoscitori di Lui. Quanti invece da Lui si lasciano cercare, hanno la possibilità di progredire di conoscenza in conoscenza fino a pervenire alla perfetta scienza dell'Onnipotente.
Entrò nella città di Gerico e la stava attraversando, quand'ecco un uomo, di nome Zaccheo, capo dei pubblicani e ricco, di vedere chi era Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, perché era piccolo di statura. Allora corse avanti e, per riuscire a vederlo, salì su un sicomòro, perché doveva passare di là. Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: «Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua». Scese in fretta e lo accolse pieno di gioia. Vedendo ciò, tutti mormoravano: «È entrato in casa di un peccatore!». Ma Zaccheo, alzatosi, disse al Signore: «Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto». Gesù gli rispose: «Oggi per questa casa è venuta la salvezza, perché anch'egli è figlio di Abramo. Il Figlio dell'uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto».
Zaccheo cerca il Signore. Se il Signore non lo avesse cercato, ancora sarebbe appollaiato sul sicomoro. Nessuno avrebbe mai parlato di Lui. Nessuno mai si sarebbe ricordato. La sua sarebbe stata una ricerca vana. Mai sarebbe uscito dalla sua condizione di peccato. Se Dio non cerca l'uomo o se questi non si lascia cercare da Lui e da Lui trovare, rimane sempre nel suo peccato. Questa verità così è manifestata da Gesù stesso: "Di nuovo disse loro: «Io vado e voi mi cercherete, ma morirete nel vostro peccato. Dove vado io, voi non potete venire». Dicevano allora i Giudei: «Vuole forse uccidersi, dal momento che dice: "Dove vado io, voi non potete venire"?». E diceva loro: «Voi siete di quaggiù, io sono di lassù; voi siete di questo mondo, io non sono di questo mondo. Vi ho detto che morirete nei vostri peccati; se infatti non credete che Io Sono, morirete nei vostri peccati»" (Gv 8,21-24). La vita cambia dalla nostra adesione al Dio che ci cerca. Zaccheo è modello perfetto in questa adesione. I farisei invece sono l'antimodello. In ogni modo, con tutte le forze, con pienezza di sapienza e di esemplarità Gesù li cerca, ma essi si sottraggono al suo richiamo d'amore.
Vergine, Maria, Madre della Redenzione, Angeli e Santi, aiutateci ad accogliere Gesù.      

sabato 4 gennaio 2014

IL VANGELO DELLA DOMENICA

 Dal Vangelo secondo Marco 1,1-8

Predicazione di Giovanni Battista

[1]Inizio del vangelo di Gesù Cristo, Figlio di Dio. [2]Come è scritto nel profeta Isaia:
Ecco, io mando il mio messaggero davanti a te,
egli ti preparerà la strada.
[3]Voce di uno che grida nel deserto:
preparate la strada del Signore,
raddrizzate i suoi sentieri,
[4]si presentò Giovanni a battezzare nel deserto, predicando un battesimo di conversione per il perdono dei peccati. [5]Accorreva a lui tutta la regione della Giudea e tutti gli abitanti di Gerusalemme. E si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati. [6]Giovanni era vestito di peli di cammello, con una cintura di pelle attorno ai fianchi, si cibava di locuste e miele selvatico [7]e predicava: «Dopo di me viene uno che è più forte di me e al quale io non son degno di chinarmi per sciogliere i legacci dei suoi sandali. [8]Io vi ho battezzati con acqua, ma egli vi battezzerà con lo Spirito Santo».
 
  Commento
     Oggi la Liturgia ci parla di "annuncio"; ed è contenuto, nella splendida sintesi del versetto che apre tutto il racconto di Marco: "Inizio del vangelo di Gesù Cristo, Figlio di Dio.....".
L'uomo Gesù di Nazareth, è il Cristo, il messia lungamente atteso, ed è il Figlio stesso di Dio: è lui stesso Dio. Questa è la notizia veramente buona che risuona nella Storia, non semplicemente un fatto, ma una Persona: Gesù Figlio di Dio, inviato per la salvezza di tutti gli uomini.
Possono sembrare anche parole scontate, tanto siamo abituati a sentirle, ma non è proprio così; infatti si può annunciare Gesù, per la sua grandezza storica: il personaggio che ha mutato il corso degli eventi, si può parlare di Gesù, maestro di umanità, di moralità, di solidarietà sociale e quant'altro; ma l'annuncio veramente nuovo, che solo può scuotere e risanare le coscienze è un altro: Gesù di Nazareth, il Cristo è Figlio di Dio: in Lui Dio è entrato da uomo nella Storia per redimerla e redimere l'uomo di tutti i tempi, di tutte le razze, di tutte le culture, di ogni estrazione sociale.
Un annuncio che non è per nulla scontato e tanto meno oggi.
Credo che oggi, non solo nella riflessione di questa domenica, ma nel nostro oggi storico, culturale, sociale, questi interrogativi e l'annuncio di Marco, ci interpellino nuovamente con forza.
L'annuncio che Gesù di Nazareth è il Figlio di Dio, non è un fatto compiuto in un passato più o meno remoto, esso reclama altri profeti, e siamo noi uomini e donne del Duemila, noi battezzati "..con lo Spirito Santo..".
C'è, perciò, un Avvento che continua, che si estende nel tempo, e di esso, noi appartenenti a Cristo, dobbiamo essere, in qualche modo i 'promotori'.
L'annuncio di Isaia è ancora attuale: "Ecco, io mando il mio messaggero davanti a te, egli ti preparerà la strada. Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la strada del Signore, raddrizzate i suoi sentieri, ogni valle sia colmata, ogni monte e colle siano abbassati; il terreno accidentato si trasformi in piano e quello scosceso in pianura.... Allora si rivelerà la gloria del Signore e ogni uomo la vedrà...." (Is.40,1-5)

Si, Gesù Cristo è venuto, la Redenzione è stata realizzata, ma, il tempo non è ancora concluso, uomini nuovi e nuova storia vivono, e sono anch'essi destinatari della Salvezza; spetta a noi, cooperare, nel modo che ci compete, perché essa arrivi a tutti; perché tutti, possano cogliere e accogliere il Signore.
Sicuramente non ci saranno più dei "Giovanni Battista " austeri, penitenti e dalla predicazione veemente; lui è e resta il " precursore" storico, " il più grande tra i figli di donna", ma non l'unico che prepara la via al Figlio di Dio Redentore; occorre, ancora, anzi è urgente che altri si facciano "voce" che risuoni nei luoghi deserti della Storia, la nostra, per annunciare con fede viva ed operante, che Dio, in Cristo è venuto e ancora viene, per risanare e rinnovare l'umanità.
Occorre, tenendo fisso lo sguardo su Cristo che è nostro Dio e Signore, prendere a cuore, tutte quelle "storture" non poche, che ogni giorno cadono sotto i nostri occhi, le discriminazioni d'ogni genere, le sperequazioni, le ingiustizie, per risanarle. Sicuramente, per la maggior parte di noi le possibilità sono limitate, ma ciò non può costituire un alibi per il disimpegno; l'annuncio del Vangelo passa anche attraverso le opere volte a realizzare giustizia, pace, solidarietà e quanto renda più dignitosa ed umana l'esistenza, soprattutto degli ultimi, siano essi poveri di mezzi economici, o poveri perché diversi, oppure impantanati in qualunque situazione di "male". Dalle nostre stesse opere, risuonerà l'annuncio del Vangelo e, come il Profeta invoca: "..Allora si rivelerà la gloria del Signore e ogni uomo la vedrà,...." (Is.40,1-5)

giovedì 2 gennaio 2014

Supplica

Supplica
Signore perdona il nostro silenzio,
quando avremmo potuto parlare.
Perdona le nostre parole vuote,
quando avremmo dovuto agire.

Perdonaci di aver confuso
il tuo Evangelo con la nostra saggezza.
Perdonaci di aver limitato il nostro
servizio a chi ci era simpatico.

Perdonaci per la nostra mediocrità,
la nostra mancanza di amore e di generosità.
Perdonaci le nostre offese
come noi le perdoniamo a chi ci ha offeso.

Insegnaci a perdonare,
senza ferire chi perdoniamo.

(Comitato italiano della Cevaa, Al di là delle barriere, raccolta di testi della Chiesa Universale, 1995, p. 53)